- Accordo Gemini/Samsung: preinstallazione su Galaxy S25, come con Apple.
- DOJ chiede la vendita di Chrome e apertura dati ai concorrenti.
- Rischio di azioni simili contro altre Big Tech (Amazon, Apple, Meta).
Negli Stati Uniti si è aperto un nuovo fronte nella battaglia legale contro Google, accusata di sfruttare l’intelligenza artificiale per consolidare ulteriormente il suo dominio nel mercato digitale. Il Dipartimento di Giustizia americano (DOJ), affiancato da diversi stati federali, ha intensificato le accuse, sostenendo che Google stia replicando nell’ambito dell’IA le stesse strategie monopolistiche già contestate nel settore dei motori di ricerca.
L’Accusa: Gemini e la Strategia Monopolistica
Il fulcro delle nuove accuse riguarda l’integrazione strategica tra i prodotti di intelligenza artificiale di Google, come Gemini, e il suo ecosistema di ricerca. Secondo il DOJ, questa integrazione permette a Google di migliorare i propri algoritmi e di attirare nuovi utenti verso il suo motore di ricerca, creando un circolo vizioso che rafforza il suo vantaggio competitivo in modo anticoncorrenziale. Un elemento chiave di questa strategia è l’accordo commerciale stretto con Samsung, che prevede la preinstallazione dell’app Gemini sui nuovi dispositivi del produttore coreano, a partire dal Galaxy S25. Questo accordo, secondo l’accusa, ricalca lo schema già utilizzato con Apple, dove Google ha pagato ingenti somme per essere il motore di ricerca predefinito sui dispositivi della Mela. L’avvocato del governo, David Dahlquist, ha sottolineato la somiglianza di questi accordi con pratiche che in passato sono state giudicate illegali, evidenziando il rischio che Gemini venga escluso dai rimedi che la corte dovrà decidere. Il processo in corso presso la corte distrettuale di Columbia rappresenta la fase finale di una causa avviata nel 2020, durante l’amministrazione Trump, e che ha già visto il giudice Amit P. Mehta stabilire che Google è un monopolista. Ora, *il tribunale è investito del compito di stabilire misure atte a ristabilire condizioni di libera concorrenza nel settore delle ricerche online.

Le Richieste del Dipartimento di Giustizia
Il DOJ ha avanzato richieste radicali per smantellare il presunto monopolio di Google. Tra le misure proposte, spiccano la vendita del browser Chrome, considerato una porta d’accesso privilegiata al motore di ricerca di Google, e l’apertura dei dati e delle ricerche di Google ai concorrenti, per riequilibrare la situazione. La richiesta più drastica è l’obbligo di vendere Android, il sistema operativo per smartphone più diffuso al mondo. Queste richieste, secondo Google, sono eccessive e dannose, e rappresenterebbero un regalo alla concorrenza. La società sostiene che i rimedi proposti dal DOJ ostacolerebbero l’innovazione americana in un momento critico, in cui nuovi servizi come ChatGPT e concorrenti stranieri come DeepSeek stanno emergendo. Google propone invece di concentrarsi sulla rinegoziazione annuale dei contratti di distribuzione del search con i produttori di dispositivi, garantendo agli utenti la possibilità di scegliere motori di ricerca alternativi.
La Difesa di Google e il Contesto Competitivo
Google respinge con forza le accuse di monopolio, sostenendo che il suo successo è il risultato di un prodotto superiore e di scelte consapevoli da parte degli utenti. I legali di Google si prefiggono di dimostrare che i consumatori possono facilmente optare per un diverso motore di ricerca in qualsiasi momento e che il mercato è tutt’altro che statico. L’azienda sottolinea che l’integrazione dell’IA nei suoi prodotti è un modo per migliorare l’esperienza degli utenti e per competere con altre aziende tecnologiche che stanno investendo massicciamente in questo settore. Google contesta anche l’idea che l’accordo con Samsung rappresenti una pratica monopolistica, evidenziando che altri produttori di smartphone sono liberi di scegliere quali app preinstallare sui propri dispositivi. La società sostiene che le accuse del DOJ sono una “lista dei desideri” dei concorrenti e che le sue innovazioni non dovrebbero essere punite, ma premiate.
Implicazioni e Prospettive Future
Il processo contro Google rappresenta una sfida cruciale per l’antitrust americano e potrebbe avere ripercussioni profonde sul mondo della tecnologia. Una vittoria del governo potrebbe aprire la strada ad azioni simili contro altre Big Tech come Amazon, Apple e Meta, stabilendo un precedente significativo su come dovrà essere regolato il potere delle piattaforme tecnologiche nel prossimo decennio. L’eventuale verdetto potrebbe riscrivere la struttura dell’internet contemporaneo, ridefinendo i principi operativi per il settore tecnologico su scala globale. L’oggetto della contesa non è soltanto la posizione di predominio di Google, ma l’armonia tra competizione, progresso e tutela del consumatore in un ambiente sempre più influenzato dall’intelligenza artificiale. Questo procedimento si colloca in un quadro più ampio di intensificazione del controllo antitrust nei confronti delle grandi aziende tecnologiche, iniziato sotto l’amministrazione Trump e ora portato avanti con il pieno appoggio del Dipartimento di Giustizia sotto la guida di Merrick Garland.*
Verso un Nuovo Equilibrio Digitale: Riflessioni SEO
Il processo in corso contro Google solleva interrogativi cruciali sul futuro del SEO e del marketing digitale. La possibile frammentazione del monopolio di Google potrebbe portare a un panorama più diversificato, con nuove opportunità per i concorrenti e per le aziende che cercano di posizionarsi online.
Nozione SEO di base: È fondamentale comprendere che il SEO non è solo una questione di ranking su Google. Un ecosistema digitale più aperto e competitivo richiederà una strategia SEO più ampia, che tenga conto di diversi motori di ricerca, piattaforme di intelligenza artificiale e canali di comunicazione.
Nozione SEO avanzata: L’ottimizzazione per l’IA, in particolare per i modelli di linguaggio come Gemini e ChatGPT, diventerà sempre più importante. Ciò significa adattare i contenuti per rispondere alle domande degli utenti in modo naturale e conversazionale, e per soddisfare le esigenze di informazioni dei modelli di IA.
Amici lettori, questo processo ci invita a una riflessione profonda. Immaginate un mondo in cui l’informazione non è filtrata da un unico gigante, ma fluisce liberamente attraverso una pluralità di fonti. Un mondo in cui l’innovazione non è soffocata dalla posizione dominante di un’azienda, ma è alimentata dalla competizione e dalla creatività. Forse, questo processo potrebbe essere il primo passo verso un futuro digitale più equo e dinamico, un futuro in cui il SEO non è solo una questione di algoritmi, ma di connessioni umane e di valore condiviso.